mercoledì 15 giugno 2011
quando ho visto la mostra di Michael Comte mi sono accorta che pur non avendo una conoscenza instintiva del suo nome e delle sue opere, in realtà avevo perfettamente presente il suo lavoro, che negli anni 90 capeggiava da ogni rivista, proponendoci ideali di bellezza artefatta e foograficamente perfetta, che hanno colonizzato il nostro immaginario in modo per ora indelebile.
Questo naturalmente non significa che l'opera di Comte sia deprecabile, tutt'altro. Solamente mi sono stupita di come le sue dive di plastica abbiano intaccato la nostra percezione della bellezza, elevando artificiale e l'innaturale a unico canone estetico possibile.
adesso servirebbe un nuovo Micheal Comte, un fotografo tanto visionario come il suo predecessore da coniare una nuova estetica per il 21° secolo, facendola finalmente finita con la falsità estetica spacciata per unica verità.
le foto, che sono formalmente perfette e godibili, sono in mostra in Triennale, a milano, fino al 3 luglio
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